XII
Lo studente scopre che di solito le risposte che riceve non sono le risposte di cui ha bisogno. Col tempo, si accorge che la qualità delle risposte è dettata dalla qualità delle sue domande. A volte, come dono, gli viene data una risposta alla domanda che avrebbe voluto fare. A volte, riceve il dono di non avere nessuna risposta. A volte, riceve risposte sciocche.
Lo studente scopre il valore dell’analogia nell’apprendimento del mestiere musicale. Cosa è la melodia, questa stesura sequenziale delle proprietà di una nota? Cosa è l’armonia? Se la melodia si distende orizzontalmente, è l’armonia una presenza verticale e simultanea di questa nota? Cosa è poi la serie armonica? Una nota che genera una gerarchia crescente di relazioni interne? Ritmo? Timbro? Tempo, velocità, e andamento? Contrappunto? Tono? Tonalità? Modulazione? Accordatura? Accordo il mio strumento? La corda è a posto, lo strumento è a posto. Cosa sto accordando? La frequenza del concerto? Quale concerto? Tutti i concerti? O alcuni concerti? Perché questi concerti e non altri? Che standard è questo? Chi determina lo standard? È utile combinare l’analogia con la nozione di corrispondenza. L’atto della musica è un atto creativo, e la musica si crea secondo principi certi. Il musicista si crea secondo gli stessi principi. Nello scoprire la musica, il musicista scopre sé stesso, come è prevedibile.
L’apprendista, all’inizio, vede l’insegnante come un Essere Ideale, probabilmente perfetto. Sicuramente, quasi perfetto: questo conferma l’improbabilità della perfezione, e la presenza di piccole imperfezioni che non vengono comunque scoperte. Poi arriva questo momento in cui si lasciano andare gli sforzi inutili, sia muscolari, che passionali, o attitudinali. E l’Essere Ideale viene liberato dal suo piedistallo. Al suo posto c’è l’Essere Imperfetto, un ipocrita che blatera di nozioni profonde, che fa proclami audaci per poi, nella vita, nei pensieri, e nelle emozioni, non esserne all’altezza. L’insegnante viene liberato dall’umiliazione della perfezione ricevendo in cambio l’umiliazione dell’imperfezione. Lo studente vigile, vedendo l’insegnante come un insegnante apprendista, vede un’apprendista, come lui, con lo stesso conflitto, e così diventa possibile un rapporto più profondo.
La capacità dell’insegnante di aiutare è eccezionalmente limitata. È un errore per l’insegnante credere di poter aiutare lo studente. Tuttavia, sebbene l’aiuto non venga dall’insegnante, può arrivare attraverso l’insegnante, purché l’insegnante non intralci il tragitto di questo aiuto. La nozione errata che sia l’insegnante a insegnare, è un modo per bloccare l’aiuto reso disponibile dal mestiere.
L’insegnante ha la protezione del proprio ruolo, della libera ammissione della propria ignoranza, e della propria esperienza. Il ruolo fornisce la connessione con il mestiere; l’ammissione di ignoranza è indiscutibile; e l’esperienza è innegabile. Se hai dubbi, consulta le mani: cosa fanno? Qual è la qualità della sensazione al loro interno quando le dita si muovono in delicata coordinazione? Cosa provo in questo momento? Quale schema c’è nella mia mente? Cosa sto pensando?
Il mestiere è questa qualità caratteristica, o forza riconoscibile, all’interno di una tradizione; tutti gli artigiani che siano mai stati e che mai saranno all’interno di questo mestiere; e tutti i loro atti di mestiere. L’atto del mestiere è il mestiere. A questo punto, non c’è distinzione tra le tradizioni: tutti i mestieri sono lo stesso mestiere, nell’atto creativo dell’esercizio dell’arte.
