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Un esercizio è una simulazione della vita reale e serve a prepararci per un’occasione che si potrebbe presentare in qualsiasi momento. Questa occasione potrebbe presentarsi perché ci troviamo in un posto particolare, in un particolare momento, nel quale la nostra carriera potrebbe fare un balzo in avanti; agenti, produttori discografici, oppure i musicisti con i quali vorremmo lavorare, sono capitati proprio lì con noi. Ma la vera occasione è questa: rispondere allo spirito della musica quando ci vola accanto.
Se la musica è una qualità organizzata nel suono, affinché la musica possa essere musicale nel vero senso della parola tutti e tre gli elementi devono essere presenti. Molta della musica che sentiamo è musicale solo in senso limitato: ci capita di sentire dei suoni organizzati con criterio musicale, prodotti con strumenti musicali, addirittura pezzi consolidati dal repertorio di qualsiasi genere, magari che conosciamo bene, però qualcosa manca. E poi sentire invece un pezzo concepito in malo modo e suonato stentatamente, che si anima, vibrante e appassionato. Quale dei due è davvero musicale?
Se, nello sviluppare il mestiere del musicista, impariamo le regole per trasformare il suono in musica, o per attrarre la musica nel suono, potremmo scoprire cosa serve per far arrivare l’animale umano all’essere umano. Oppure, far arrivare l’essere all’umano. Forse il mestiere di essere un musicista e il mestiere di essere una persona sono la stessa cosa: un mestiere.
Le regole di ogni mestiere sono le regole di tutti i mestieri. Se è così, possiamo utilizzare le analogie.
Nell’accordare una nota, accordiamo noi stessi. Nello stabilire un’armonia, stiamo portando tutte le parti più disparate e frammentate di noi stessi in un rapporto di simultaneità. Nello sviluppare una melodia, stiamo sviluppando la nostra unica nota attraverso il tempo. Nello stabilire il tempo giusto, stiamo mettendo in rapporto il nostro senso personale del tempo con la società nella quale siamo presenti. Nell’inflessione del timing, pieghiamo la fissità per dare senso al momento: la nostra vita acquista sfumature. C’è un momento giusto per suonare in anticipo, uno per suonare in ritardo e uno per essere perfettamente a tempo. Il ritmo può essere basato sulla stabilità, nelle metriche lineari, o può essere organico e vitale: noi conosceremo la misura del tempo, della velocità, e del timing. Forse la nostra vita è un’improvvisazione. Oppure potrebbe svilupparsi da un tema dato, con variazioni che procedono secondo le regole. Potremmo procedere come solisti, o imparare a suonare con gli altri. Forse verremo composti lasciando le cose come stanno.
Quando stiamo accordando una corda, cosa stiamo accordando? Se abbiamo difficoltà nell’accordarla, dove è il problema? Nella corda? Beh, forse a volte sì; ma nell’accordare la corda stiamo accordando noi stessi. Suona bene e intonata la corda? Se no, perché? È un difetto dello strumento? A volte, può darsi. Come è la nostra velocità quando suoniamo? Si sposa con il momento? Come è il nostro timing?
Stabiliamo il nostro centro di gravità per entrambe le mani sullo strumento; cosa cambia quando le leviamo? Il nostro centro di gravità rimane con noi?
