L’ARTE DEL MESTIERE - V
Posted by Mariana Scaravilli on Sep 3, 2017

 

V

La qualità che portiamo a una piccola parte della vita è la qualità che portiamo a tutte le piccole parti della vita. Tutte le piccole parti della vita sono la nostra vita.  Se siamo in grado di compiere un piccolo atto di qualità, esso si diffonderà nell’atto più grande del vivere. Questa è la natura di una qualità. Una qualità non è governabile dalle regole della quantità; una qualità non è regolata dai numeri. Quindi un piccolo atto di qualità è grande quanto un grande atto di qualità. Un atto di qualità comporta intenzione, impegno, e presenza, e non è mai accidentale. Una volta che facciamo l’esperienza di compiere uno sforzo di questo tipo, possiamo applicare questa qualità di sforzo nelle altre aree della nostra vita. La regola è: meglio essere presenti con una nota sbagliata che assenti in una nota giusta. Pratichiamo la presenza estendendo la cura che applichiamo nel suonare il nostro strumento alle cose quotidiane della vita ordinaria, come pulire il bagno, lavare le finestre, e lavorare in cucina.

Se non sappiamo dove stiamo andando, probabilmente ci arriveremo. L’intento deve essere totalmente chiaro, e bisogna poterlo esprimere in modo semplice. Questo vale per gli scopi sia piccoli che grandi, sia la grande meta di un musicista che un semplice esercizio. Quale è il mio scopo? Quale esercizio lo favorirà? Come praticherò questo esercizio, e quanto a lungo? Questo esercizio cosa è diretto ad ottenere? Un esercizio è una parte della nostra pratica generale, e interrogandoci sulla sua direzione ci interroghiamo sulla sua rilevanza verso la nostra pratica più generale. Questo è coltivare la discriminazione. Progrediamo gradualmente verso ciò che è necessario scartando prima il superfluo, poi il facoltativo, e arrivando infine alle parti utili della nostra pratica. Uno scopo incerto e un impegno esitante porteranno incertezza esitante ed esitazione certa. La mia vita è troppo breve per poterlo accettare. Se mi accontento di andare alla deriva, è meglio avere una vita più facile e senza fastidi. Ma se riesco a definire il mio scopo, allora sono più vicino al suo raggiungimento.

Come pratichiamo è come viviamo la nostra vita. Se affrontiamo il nostro strumento con ansia e tensione, il suono ne soffrirà. Quindi ci rilassiamo, costantemente e intenzionalmente. Il rilassamento è una tensione necessaria. Con una tensione inutile siamo contratti, se la tensione è insufficiente rischiamo di cadere. Se devo esercitarmi su questa sedia per un’ora, la mia posizione sarà in grado di sostenermi per questo periodo di tempo? Se non lo è, l’esercizio fallirà.

Se sono seduto, attento e rilassato, riesco a portare l’attenzione alle mie mani? Se chiudo gli occhi, le mie mani saranno ancora lì? Se sì, come faccio a saperlo? Ho qualche consapevolezza del flusso di sangue nelle dita, del battito lieve del polso, una sensazione del contatto tra i polpastrelli delle mie dita e le corde? C’è pressione sufficiente tra il pollice e l’indice per tenere il plettro? Sono in grado di suonare senza guardare in uno specchio, o senza guardarmi le mani? Cosa succede quando qualcuno mi porta via lo specchio o va via la luce?

 

L’Arte Del Mestiere - VI

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